giovedì 28 giugno 2012

Morire a undici anni per indifferenza e tracotanza

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Non è colpa degli organizzatori che avevano la responsabilità...
Si è fatto tutti gli anni....
Sicuramente aveva qualche malformazione congenita....
[succo dai titoli dei media di questi due giorni: parliamo della morte di un undicenne durante una gita della parrocchia sul monte Calvena, nel pratese]

Pronto? Ma che stiamo scherzando? Un bambino di undici anni è morto. Vogliamo fare un po' di silenzio?
Sciacalli!

I genitori del piccolo undicenne hanno - giustamente a mio parere - esposto un bello striscione che ricorda "quinto: non uccidere". E a quanto vedo sulle notizie che girano, dopo la (dovuta) autopsia il bambino dovrebbe venire temporaneamente tumulato senza alcuna funzione. Forse un gesto eccessivo, forse - soprattutto in un tempo in cui la Chiesa Cattolica ha visto aprire alcuni armadi e tirarne fuori alcuni scheletri, no - oppure magari un gesto dettato dal bisogno di trovare un attimo di quiete. Mettere un momento di silenzio in tutto questo.
Forse.
Il dolore di una famiglia che ha visto scomparire una creatura così indifesa, è in primo piano e rispettato per quello che merita? Secondo me no.
E il motivo mi pare evidente. Che cosa è successo? Una gita organizzata da una cooperativa o da una associazione qualsiasi? No, una gita organizzata da una parrocchia... e allora subito a difendere i preti intoccabili, e subito a vedere mamme di figli vivi e vegeti che dopo essersi accertati di avere ancora un figlio che sta bene, subito prendono le difese del prete e le distanze da quell'orrore di bambino che si è permesso di morire, facendo così spaventare il loro piccolo cucciolo. Il prete che non è semplicemente un sacerdote, ma un santo sebbene abbia pensato bene di organizzare una gita lungo un sentiero senza un ritaglio di ombra in una giornata che già alle dieci di mattina risultava rovente.

Sono senza parole.
Sono senza parole per quello che ho sentito in televisione, alla radio, sui giornali. Per come si siano immediatamente prese le difese del sacerdote e per le ridicole smentite alle notizie iniziali: tutti i bambini sono stati soccorsi, trasbordati a gruppi in elicottero presso la caserma dei vigili del fuoco dove sono stati immediatamente visitati da un medico e rifocillati. E stavano bene, nella misura in cui non sono morti tutti né sono finiti in ospedale in preda alle convulsioni. Non che stavano bene perché era tutto a posto. Erano disidratati, tutti quanti, perché non si resiste ore sotto il sole, umanamente. Erano di certo in condizioni migliori del bambino che ha avuto un collasso, ma di certo dopo una scarpinata sotto il sole non erano tanto freschi e riposati. Ma naturalmente tutti a difendere subito l'operato del sacerdote, dell'organizzazione, per carità tutti i bambini stavano bene, è tutta colpa del bambino che è morto quasi sicuramente (va bene, aspetterò l'esito dell'autopsia anche io, ma già le malformazioni cardiache sono state escluse) per un motivo ben chiaro: stanchezza e sudorazione eccessiva, rigidità muscolare, nausea e vomito, stato confusionale conclamato e peggiorazione dei sintomi finché si rimane sotto il sole... in pratica sto leggendo la sequenza di sintomi dell'ipertermia.
Io penso che siano stati fatti tanti errori di sottovalutazione, a cominciare dal numero di accompagnatori rispetto al gruppo di ragazzi, e aggiungendo che sin dall'inizio si sarebbe dovuto conclamare: "visto il tipo di percorso esposto al sole e agli elementi, la gita potrebbe venire rimandata in caso di maltempo o giornata particolarmente calda e afosa. Portatevi molta acqua da bere". Forse, ma mi fermo, perché col se si fosse e se si avesse sono pieni i bar di gente che discute, e l'unica cosa certa è che si sarebbe potuto trovare un buon equilibrio senza bisogno che ci scappasse il morto.
Offro tutto il rispetto e tutta la mia vicinanza alla famiglia di quel bambino, e tutto il mio biasimo nei confronti di quei genitori che anziché mostrare dolore e condivisione, hanno pensato bene di isolare la famiglia guardandola dall'alto in basso, per esprimere le più importanti parole di strenua difesa nei confronti dell'organizzazione, seppure tutti i bambini fossero stati affidati a loro.
Vorrei solo che ora venisse il silenzio. Soprattutto ora, che la comunità ecclesiastica non ha saputo esprimere dolore, rassegnazione e collaborazione con le autorità nel determinare le eventuali responsabilità in questo fatto gravissimo. Vorrei, ma non credo che verrò mai una cosa del genere, specie guardando il passato.

sabato 23 giugno 2012

ENI fa orecchie da mercante

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Sono trascorsi già più di tre mesi dalla mia raccomandata di protesta all'ENI con cui lamentavo il comportamento non solo scorretto, ma persino illegale, poiché configurante i reati di violazione di domicilio (art. 614 C.P.) ed eventualmente di procurato allarme presso l'autorità (art. 658 C.P.), essendosi introdotti in una casa privata raccontando di una inesistente dispersione di gas metano, e continuando lungo quella strada anche di fronte a un operatore volontario di protezione civile (incaricato di pubblico servizio ai sensi art. 358 C.P.).
Tre mesi, e nonostante una comunicazione scritta all'attenzione dell'ufficio legale dell'ENI, nessuno ha pensato di farci sapere qualcosa. Una parola qualsiasi, anche un semplice "la ringraziamo per la segnalazione, faremo maggiori controlli".
Invece no. Niente. Niente dopo novanta giorni, quando a lettera scritta la buona educazione richiede un riscontro in tempi congrui: generalmente entro trenta, per certe cose entro sessanta giorni. Invece no. Niente.
Magari la mia segnalazione ha avuto successo. Magari i due agenti che si sono presentati in casa mia con quella scusa sono stati licenziati in tronco. Magari no. Magari stanno continuando lungo quella strada, o magari addirittura l'ufficio legale dell'ENI ha anche fatto loro i complimenti per la funzionalità del trucco di segnalare le fughe di gas per farsi aprire la porta.
Niente, per cui io posso pensare qualsiasi cosa. Persino che qualcuno dell'ENI legga questo articolo e pensi bene di mandarmi una lettera tardiva, persino che NON GLIENE FREGHI NIENTE DI UNA STUPIDA SIGNORA SIRACUSANA CHE AVREBBE POTUTO ESSERE UNA CLIENTE DI ENI SE IL FIGLIO NON AVESSE CACCIATO FUORI GLI AGENTI.
Bene.
Bene, caro ufficio legale ENI, cara agenzia commerciale ENI.
Bene cara ENI.

Purtroppo a quanto pare non avete bene in mente il funzionamento delle norme a tutela del consumatore contro la grande azienda, e purtroppo non avete idea (ma forse, se date un'occhiata a questo blog, qualcosa la potete immaginare) della mia testa dura e di come io non passo sopra a cose del genere. Ma vi do un consiglio spassionato: segnatevi il mio nome, il mio numero telefonico, il mio indirizzo, l'indirizzo del mio ufficio eccetera, perché a partire da oggi qualsiasi agente commerciale, rappresentante, consulente o dipendente ENI dovesse bussare alla mia porta sarà immediatamente allontanato dalla proprietà privata anche con l'uso della forza e, se dovesse accampare altre scuse puerili come pericolose fughe di gas, procederò senza indugio a contestare la flagranza del reato di procurato allarme e sarà fermato, arrestato e chiamato a risponderne all'autorità giudiziaria.
Vergognatevi: questi criminali (perché non sono agenti commerciali, si possono definire solo criminali) che vi attivano contratti hanno la responsabilità di avervi fatto trovare centinaia di clienti perché timorosi di fughe di gas metano di di altre cazzate. Comprese tantissime persone anziane che sono state impaurite per far firmare loro i contratti. Se una legge vi costringesse a mandare un avvocato di un'associazione a tutela dei consumatori a verificare ogni contratto preacquisito dall'agenzia prima di attivarlo, il numero dei vostri nuovi clienti scemerebbe parecchio, e questo è evidenziato da come questi sporchi trucchi siano diffusi.

giovedì 21 giugno 2012

Youtube e il download dei contenuti

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Leggo stamattina questo articolo su zeusnews. Interessante, non c'è che dire: giustamente lo staff di Google intende bloccare taluni programmi/siti che consentono di svolgere un'attività di download dei contenuti del sito o di parte dei contenuti (esempio: della traccia audio in formato mp3).
Ora, giustamente quando si parla di filmati per esempio "ufficiali" (dai canali dei musicisti, per fare un esempio pratico) o simile, giustamente abbiamo un copyright da rispettare.
Faccio una premessa: io ho un mio canale youtube, e carico del materiale da me prodotto. Materiale che, per scelta, ho deciso di sottoporre (e d'altronde youtube me lo permette) alla licenza d'uso Creative Commons. Per cui a me sta benissimo che chi guarda i miei filmati possa anche scaricarli, recuperarne la traccia audio, farne lavori basati su di essi eccetera (purché restino invariate le condizioni di licenza).
Data questa premessa, ecco che mi sento di dover fare una domanda, ben precisa: in virtù della licenza dei MIEI contenuti, qual è la posizione di Google rispetto ai navigatori che vogliono scaricare, condividere, modificare i miei contenuti?
Sono curioso di capire se sono il solo a pormi questo dubbio... vediamo gli sviluppi

domenica 17 giugno 2012

Insieme la scuola non crolla: parte il progetto della FLC CGIL

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Vorrei segnalare l'iniziativa della FLC-CGIL per la gestione del dopoterremoto nelle zone dell'Emilia Romagna.
L'iniziativa è volta alla ricerca di insegnanti che volontarimente diano una mano per i periodi di luglio e agosto presso i centri scolastici estivi delle zone terremotate. I ragazzi avranno un'età compresa fra i 3 e i 14 anni. Gli interessati ad aderire possono contattare l'email di riferimento: insiemelascuolanoncrolla@flcgil.it.
Vi invito tutti quanti a diffondere e dare visibilità a questa notizia, grazie mille (-:

sabato 16 giugno 2012

Servizio antincendio 2012 - lettera alle pubbliche amministrazioni siracusane

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[aggiornato dopo la pubblicazione iniziale - scorrere il testo]
Egr. sig.ri:
Prefetto di Siracusa – Dott. R. Franceschelli
Sindaci di tutti i comuni della provincia di Siracusa
Dirigente Dip. Reg. Prot. Civ. - Ing. P. Burgo
Comandante Corpo Forestale di Siracusa – Ing. F. di Francesco
Comandante VV.FF. di Siracusa – Ing. A. Comella
Servizio provinciale di Protezione Civile
Uffici dei dipartimenti comunali di protezione civile

 e per conoscenza
Mezzi di stampa ed informazione

Oggetto: campagna antincendio 2012 e associazioni di volontariato

Le seguenti associazioni di volontariato:
  • ANVVFC di Siracusa;
  • AVCS di Siracusa;
  • SNS di Lentini;
  • Gruppo Comunale Volontari di Protezione Civile di Carlentini;
  • ROSS;
  • CESUL;
  • AVSA;
  • Gruppo Comunale Protezione Civile di Palazzolo Akreide;
  • VSPC di Francofonte;
a seguito dell'assemblea tenutasi giorno 11 giugno c.a. presso la sede della Provincia di Siracusa a riguardo della stipula della convenzione per il servizio antincendio estivo per il periodo 1 luglio - 30 agosto 2012,
dopo essersi incontrate tutte quante per analizzare la situazione esistente e riguardante proprio la possibilità di svolgere il servizio antincendio in oggetto,
sottolineano con la presente
lo stato di agitazione e palese preoccupazione in merito al servizio di quest'anno e dei futuri per le seguenti motivazioni:
  • Risultano tuttora mancanti i rimborsi economici, da parte della pubblica amministrazione, per gli impegni di spesa presi riguardo gli anni precedenti, in particolare riguardo il carburante già anticipato dalle associazioni per i mezzi;
  • Tutti noi vorremmo avere notizie certe sulle spese da affrontare quest'anno, in particolare riguardo al carburante per i mezzi, poiché non siamo economicamente in grado di procedere ad ulteriori anticipazioni di denaro in tal senso;
  • Vorremmo avere notizie certe, per quest'anno ma soprattutto per gli anni futuri, riguardo come dovranno essere gestiti i rimborsi per le spese inerenti il servizio antincendio sia in convenzione che d'emergenza generica o specifica, ivi comprese le spese per la manutenzione ordinaria e straordinaria dei mezzi coinvolti nel servizio;
  • Richiediamo una funzionalità e professionalità effettive della Sala Operativa Unificata, che sino all'anno scorso ha dimostrato di peccare nella logistica, dislocando gruppi di volontari di un comune in luoghi totalmente opposti fra di loro, anziché lasciare che ognuno potesse operare nel proprio territorio;
  • E in particolare in merito al punto precedente: nel merito delle richieste di rimborsi per le spese sostenute nei precedenti servizi antincendio degli anni passati, spesso e volentieri esse risultano un costante rimpallo di responsabilità fra uno e l'altro ufficio, coinvolgendo contemporaneamente Comune, Provincia e/o Regione, addirittura in certi casi per uno stesso servizio viene specificato che una parte delle spese vada sostenuta da un ente e un'altra parte da un altro; per questo richiediamo di poter avere nel nostro rapporto con la pubblica amministrazione un referente unico per la gestione economica, e che sia poi egli a preoccuparsi di coordinare il recupero dei rimborsi dai vari enti.
Per tutti questi motivi richiediamo, con la massima urgenza, un incontro con il servizio provinciale di protezione civile, e soprattutto che tali dubbi siano chiariti entro l'inizio della campagna antincendio di quest'anno. In difetto di ciò, pur mettendo la nostra più cortese e disponibile buona volontà, non essendo in grado come sottolineato di anticipare ulteriori costi per la manutenzione o il rifornimento dei mezzi, potremmo vederci impossibilitati a svolgere il servizio che viene richiesto.

AGGIORNAMENTO: 19 giugno 2012
Ho chiesto di poter essere presente all'incontro che si è tenuto fra le associazioni e le P.A. (in particolare con il dirigente del servizio regionale di Protezione Civile) riguardo la stipula della convenzione per il servizio antincendio dell'anno 2012. Un incontro cordiale, piacevole e molto interessante, durante il quale ho avuto modo di poter analizzare, per così dire, l'altra campana.
E purtroppo, come succede spesso in questi casi, non è tanto il fatto di sentire l'una o l'altra parte prima di sceverare e determinare che, come spesso avviene, la verità si trova in mezzo. Perché nonostante l'apertura del responsabile nei confronti della discussione, pronto a chiarire ogni dubbio, anzitutto molti dei presenti hanno preferito farsi di lato, mostrando a mio parere una coda di paglia non indifferente (io mi sono presentato con la qualità di "ospite" e quindi non avevo la documentazione necessaria e sufficiente a potermi esprimere, ma erano presenti i responsabili di varie associazioni, e penso che la documentazione l'avessero).
Poi l'amico Turi Giarratana, abituato quale sindacalista ad essere spesso il portavoce di molti (ma che per primo, essendo responsabile del gruppo comunale di Palazzolo, può appoggiare questa lettera per solidarietà con i volontari, ma non per condividere i medesimi problemi, visto che il comune di Palazzolo, invece, sino ad oggi si è dimostrato sempre puntuale nei rimborsi delle spese sostenute per il carburante e la logistica), ha preso parola.
E prendendo parola, ha portato l'argomento, al quale punto per punto ha risposto il dirigente del dipartimento regionale, l'ingegner Burgo, dati alla mano evidenziando quanto i problemi esposti purtroppo esistono, ma sono dovuti non già a mancanze dirette della Pubblica Amministrazione, quanto piuttosto spesso e volentieri a carenza nella documentazione prodotta da alcuni, che in certi casi si è evidenziata nonostante solleciti inviati persino in date "non sospette" (si è parlato ad esempio, riguardo presunti debiti pregressi dell'anno 2010, di lettere inviate fra aprile 2011 e maggio 2011, addirittura). E infatti l'ingegner Burgo ha sottolineato la disponibilità dell'ufficio proprio nella gestione delle spese, evidenziando che se a ogni conclusione di servizio, nella serata o, tuttalpiù, il giorno successivo qualcuno presenta i fogli di marcia e la modulistica richiesta dalla regione, l'ufficio può provvedere nel più breve tempo possibile al rimborso o, per velocità e funzionalità, anche al semplice rabocco del carburante.
Rubino ha evidenziato, infine, il dubbio che attangliava alcune associazioni: se pur vero che viene svolto, ad esempio, un foglio di marcia in cui viene indicato il percorso compiuto dal mezzo in km, c'è da considerare che poi il mezzo, una volta giunto sul posto, deve rimanere acceso: ad esempio le autobotti e le APS hanno la pompa dell'acqua che funziona innestando la presa di forza assieme a una marcia e accelerando. L'esempio che ha fatto Rubino, per esempio nel caso della nostra APS è semplice: la presa di forza richiede di innestare la quarta marcia e di far girare l'acceleratore al 50%~60% della media. Ora, supponendo di girare con il mezzo in quarta marcia con l'acceleratore a quella media, equivale a muoversi a una velocità compresa fra i 50km/h e 60km/h, ossia un'ora di intervento con la presa di forza inserita e la pompa in mandata non è dissimile dall'aver percorso all'incirca altri 50km rispetto al percorso indicato sul foglio di marcia. Per questo il servizio di protezione civile ha comunicato che raccoglierà informazioni specifiche sull'eventuale esistenza di tabelle approssimative di consumo carburante per le prese di forza, onde riferirsi per il rimborso delle spese di carburante oppure per gestire correttamente il rabocco del carburante a seguito dell'intervento. Questo punto sembra obiettivamente un po' complesso, ma c'è da osservare che la logistica in questi casi non può essere, ovviamente, inventata.
Quanto ai problemi inerenti la richiesta di un referente unico per le associazioni, il principio è che se chiama la sala operativa regionale, di norma è anche la regione ad occuparsi dei risarcimenti. Per le chiamate da parte del comune, si dovrebbe trovare uno specifico punto d'incontro con le autorità comunali, anche perché (osservazione di Turi Giarratana) se un comune X non ha fatto un piano di protezione civile generico almeno riguardo all'antincendio estivo, significa anche che non ha messo a disposizione delle somme per il rimborso di tali spese, e che pertanto le stesse non verranno mai recuperate: che fare? Mettere tale comune di fronte al fatto che senza rimborsi non ci può essere intervento?
Infine, è stato sottolineato che un'attività purtroppo diffusa di chiamate alle associazioni da parte di vigili del fuoco e/o corpo forestale dello stato che avviene spesso in virtù di amicizie personali fra il chiamante (VVFF oppure CF) e il chiamato (responsabile associazione X) devono essere interrotte definitivamente e qualsiasi chiamata e allerta deve essere gestita esclusivamente dalla sala operativa della regione. Che poi sia la sala operativa a chiamare e dire all'associazione "mettetevi a disposizione dei VVFF" ad esempio, è un altro discorso, così come l'eventuale richiesta di spostarsi rispetto alla segnalazione della regione per via di qualcosa di più urgente che coinvolge persone, animali, case etc.
Nel complesso il risultato di questa riunione un po' mi ha amareggiato, perché come sempre si è dimostrato che "la verità sta in mezzo", ma che proprio in questo caso alcune verità erano proprio dal lato della PA, piuttosto che da quella delle associazioni. Ad ogni modo, questo non ha intaccato la disponibilità delle associazioni, che dal primo luglio come negli anni passati cominciano la disponibilità alla gestione dell'emergenza su chiamata e del ciclo di avvistamento.

venerdì 8 giugno 2012

Mettersi in gioco

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Sebbene ancora parecchio amareggiato per come le istituzioni democratiche mi facciano passare la voglia di sentirmi italiano, in questi giorni ho deciso anche di mettere a frutto la mia voglia e il mio bisogno di mettermi in gioco. Approfittando di qualche buco temporale in ufficio, pertanto, stamattina mi dedicherò a fare un rapido giro per uffici pubblici, per chiedere qualche informazione ma, soprattutto, per farmi conoscere e fare un "primo contatto" che con molti uffici ho rinviato già da troppo tempo...

giovedì 7 giugno 2012

L'onore della patria, o l'odore del lercio circostante

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Ripensando a qualche vecchia puntata di "Extreme Makeover Home Edition", mi viene in mente quella lunga serie di famigliole americane che hanno la fissazione della grigliata estiva, della parata del quattro luglio e, soprattutto, l'asta con la bandiera a stelle e strisce che sventola sul patio davanti casa.
E mentre ci penso, che in fondo è la classica casa americana quella con la bandiera che sventola all'ingresso, un po' sorrido pensando all'attaccamento alla patria degli americani, a quello che un po' forse noi europei prendiamo in giro come un americanismo di bassa lega portato all'eccesso. E magari è anche così: magari quegli americani con la bandiera davanti alla porta di casa sono tronfi di se stessi e della loro patria e un po' troppo orgogliosi delle loro origini. Forse, perché dall'altra parte osservo come al contrario in Italia noi abbiamo le bandiere fuori dai luoghi pubblici perché ce lo dice una legge, ma soprattutto fuori dai nostri balconi solo in occasioni particolari. Diciamocelo chiaramente, se uno vede una casa con la bandiera italiana che sventola nel patio, la prima cosa che gli viene in mente è "ah, giusto, stanno cominciando i campionati di calcio".
E infatti pure l'inno nazionale più noto è quello da "campo di calcio", quello che tralascia di ricordare che "i bimbi d'Italia/si chiaman Balilla" o quella truculenta "Già l'Aquila d'Austria/le penne ha perdute./Il sangue d'Italia,/il sangue Polacco,/bevé, col cosacco"...
Eppure c'è da tenerci all'inno nazionale. C'è da tenerci alla bandiera. Chi ha fatto il militare (io no: ho fatto il servizio civile) sa che ogni mattina c'è l'alzabandiera e ogni sera l'ammainabandiera. E la bandiera, il tricolore italiano, è il simbolo della nostra patria, della nostra terra, ciò di cui tutti noi dovremmo essere orgogliosi... L'onore di essere italiano!

Ma io no, sapete?
Dico sul serio. Io non sono orgoglioso, affatto. Al contrario: io mi vergogno.
Sì.
Lo sottolineo anche.
Io mi vergogno di essere italiano.
Mi vergogno di vivere in uno stato che spreca denaro pubblico come fossero noccioline, in uno stato che ha una lunga catena di caste al potere, a cominciare dagli edifici e strumenti del potere che si chiamano parlamento e senato, che hanno perso la loro funzione democratica non già con la salita di questo governo tecnico, ma molti anni prima: quando deputati e senatori hanno dimenticato che il loro compito è quello di rappresentare il popolo italiano e di agire sempre e solo nel nostro pieno e completo interesse.
Mi vergogno di come sono state gestite le grandi emergenze che ci hanno colpito, soprattutto guardando come sono state gestite tali grandi emergenze nel resto del mondo. E non voglio commentare l'autostrada giapponese ricostruita dopo una settimana dal devastante terremoto di Sendai mentre qui a distanza di tre anni a L'Aquila c'è ancora tanto che deve essere fatto, e intanto si accumulano le emergenze con le alluvioni al sud e al nord della nostra patria, e con i terremoti che hanno ricominciato a scuotere il nord Italia per far scoprire come la nostra patria, di cui si dovrebbe essere tutti orgogliosi, è anche un centro attraversato da faglie e spaccature su ogni lato, e in cui l'attività tellurica costante non è dissimile da quella che scuote per esempio il Giappone, con la seria ed importante differenza che in Giappone, come in tutti i paesi civili, almeno sul lato della prevenzione si fa tanto, proprio perché non si può lavorare facilmente sul lato della previsione, mentre qui sappiamo solo sederci sugli allori e aspettare che siano sempre gli altri a occuparsi di tutto, non si sa bene chi siano questi altri, né se un giorno quegli altri comprenderanno, magari, anche noi stessi.
Mi vergogno di essere italiano per come abbiamo trattato e trattiamo il polo di ricerca, per come trattiamo i nostri giovani che dopo un pesante percorso di studi (una volta l'università italiana era il fiore all'occhiello degli atenei di tutta Europa) si ritrovano a fare il telemarketing con contratti di lavoro che non c'erano neppure all'epoca dello schiavismo coloniale, e corriamo appresso alle grandi lobby come le banche o le case farmaceutiche (ma non solo loro: ci sono anche gli avvocati, i notai e avanti di questo passo) che nella nostra patria hanno acquisito un potere senza pari, al punto da aver perso di vista anche la base della vita umana.
Mi vergogno di vivere in uno stato che si chiama civile e poi sforna leggi liberticide e tiene ai reati d'opinione, cambia leggi esistenti sull'onda del bisogno di fare pura demagogia e non riesce ad applicare neppure le migliaia di leggi inutili che abbiamo, leggi che peraltro ci impongono tutto, il contrario di tutto e il contrario delle due precedenti. Mi vergogno di essere cittadino di uno stato capace di mandare in carcere un innocente per mesi rifiutando categoricamente di fare delle verifiche che lo scagionerebbero del tutto, e preferisce far decorrere i termini della carcerazione preventiva di mafiosi condannati in via definitiva perché qualche magistrato è troppo impegnato a guardare i propri avanzamenti di carriera per occuparsi di pubblicare le motivazioni di una sentenza di condanna.
Mi vergogno di essere cittadino di uno stato che ha reso la solidarietà nell'emergenza un business.
Mi vergogno di essere un italiano dopo che quest'anno l'Italia non ha rinviato i festeggiamenti del due giugno, di essere cittadino di uno stato che ci ha sempre parlato della sovranità degli altri stati amici, ma che non ha mai mostrato le palle e sottolineato la PROPRIA sovranità nello scacchiere internazionale.
Mi vergogno di aver avuto un presidente del consiglio dei ministri che ha baciato la mano di un dittatore ed assassino, e mi vergogno di essere cittadino di uno stato che si dichiara laico ma pone la coscienza religiosa al primo posto nello sviluppo delle leggi, facendo cose schifosamente liberticide e sconvolgenti nei confronti delle coppie di fatto, degli omosessuali e della famiglia.
Mi vergogno essere cittadino di uno stato in cui i media nazionali riducono al minimo lo spazio per la cronaca internazionale, per lasciare spazio al clero e allo sport.
Mi vergogno di essere cittadino di uno stato che ha cancellato l'imposizione della sputacchiera nei luoghi d'interesse pubblico, ma continua a pretendere l'esposizione di simboli religiosi come forzata, anziché lasciata alla libertà di chi si trova lì dentro.
Mi vergogno di essere cittadino di uno stato in cui si professa la libertà di pensiero e di parola, ma in cui ben pochi fanno qualcosa per cancellare ridicoli reati d'opinione, che anzi vengono invece utilizzati quando fa comodo contro il critico di turno, e mi riferisco per esempio anche alla querela contro Beppe Grillo per vilipendio al capo dello stato. E se invece provassi a querelare il Presidente della Repubblica considerando la festa del due giugno un vilipendio alle vittime, ai feriti e agli sfollati del terremoto in Emilia?
Mi vergogno di vivere in uno stato in cui i poliziotti devono quasi tirare fuori i soldi dai loro portafogli per fare benzina alle auto di servizio, di vivere in uno stato in cui la tv pubblica chiude i programmi culturali per foraggiare reality e acquistare format televisivi da aziende che appartengono alla concorrenza privata. Mi vergogno di vivere in uno stato in cui la gestione delle grandi emergenze funziona grazie ai tantissimi volontari che, come me, sempre più spesso sono costretti a turarsi il naso e andare a infilare le braccia in mezzo al sangue e alle macerie, mentre qualche funzionario o, come li chiama l'amico e collega Turi, qualche finzionario pensa bene di intascarsi un po' di tangenti guadagnando sulle spalle e sul sangue altrui, certo che se mai venisse scoperto non ci sarà mai una condanna perché il processo cadrà in prescrizione prima.
Mi vergogno di essere cittadino di uno stato in cui quando un servizio pubblico non funziona, anziché dare strumenti efficaci ed implacabili alle autorità di controllo, si preferisce privatizzare ed esternalizzare tale servizio facendolo andare sempre peggio. Mi vergogno d'essere cittadino di uno stato in cui noi cittadini per far sentire la nostra voce dobbiamo andare da "Le Iene", da "Striscia la Notizia" o da "Report", sempre che una lobby non provveda a censurare anche quell'intervento.
Mi vergogno di essere cittadino di uno stato in cui lavorerò fino a non so quanti anni d'età, per poi prendere una pensione da fame, perché con le mie tasse devo pagare a qualche fortunato della cricca una pensione che mensilmente vale quanto varranno tre-quattro anni della mia, perché costui ha fatto un po' il parlamentare o chissà cos'altro, scaldando se possibile la sedia per tre o quattro anni.
Mi vergogno di essere cittadino di uno stato che parla di grande evasione fiscale ma continua a tartassare di balzelli i propri cittadini e le piccole imprese, lasciandosi tenere per il collo da grandi investitori truffaldini che sanno solo far allentare i cordoni della borsa per farsi gli affari propri.

Io mi vergogno. E mi vergogno così tanto che comincio a sentire la voglia e il bisogno di emigrare, di andarmene da un posto che non cambia registro e va sempre peggio. E faccio una considerazione amara: mi vergogno così tanto, che se mai un giorno dovessi trasferirmi negli Stati Uniti, e dovessi avere una di quelle belle casette di campagna (di legno, mattoni e cartongesso, magari tirate su in una settimana come facevano quelli della trasmissione), sull'asta fuori sul patio non metterei mai una bandiera italiana a sventolare.
Perché non riesco a sentire l'importanza, l'orgoglio, l'onore della patria natia.
Non ci riesco, perché i miei sensi sono obnubilati da tutto il marcio che sta ammorbando la nostra patria, dai vermi e dagli insetti che rappresentano la massima espressione della putrescenza che attanaglia quello che dovrebbe essere l'onore di essere italiano. Mi vergogno, perché non c'è più onore, e so che non sono il solo. Ma so anche che c'è qualcuno che, invece, ancora un po' di onore se lo sente per questa Italia, e cominciano a girargli come a me, come a tutti. E prima o poi qualcosa prenderà il sopravvento: potrebbe essere la vergogna, e la fine di una nazione, ma potrebbe anche essere la rabbia, e anche in quel caso sarà la fine, ma di qualcos'altro...